La storia di Mondovì comincia da Vicoforte.

La storia di Mondovì comincia da Vicoforte.

Nel medioevo, da Vicoforte, giunsero i primi colonizzatori del “Monte Regale”, ove oggi insiste la città di Mondovì CN, che vi si stabilirono, verso il 1198, per ribellarsi alla signoria dei Vescovi d’Asti.

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Mondovì borgo Piazza

Da questo iniziale conflitto deriva il duplice nome della nuova città, “Monte Regale” per i ribelli, “Monte di Vico”, più semplicemente, per il vescovo astense ed oggi appunto Mondovì (CN).

Vicoforte, distante da Mondovì circa 4 chilometri, fece parte del nuovo comune, essendone e continuando ad esserne nel corso della storia, una sorta di centro sacrale.

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Vicoforte

Verso la fine del ‘400 (così riporta il criptico Amedeo Michelotti, storico, nel suo volume del 1920) era infatti sorto in un’area “sacra per antiche memorie” un pilone devozionale dipinto da Segurano Cigna, valente pittore di queste zone collegato oggi – e su questo dovremo tornare – al fondatore della scuola veneta di pittura, Giorgione Cigna.

Il pittore realizza un affresco nel raffinato stile del gotico quattrocentesco su un pilone di mattoni costruito da un fornaciaio per adempiere a uno strano voto.

Avendo infatti egli difficoltà ad accendere la sua fornace, ha una visione della Madonna che gli chiede di usare i primi mattoni per erigerle un pilone; egli lo fa e la fornace prende a funzionare.

In chiave ermetica, la fornace alchemica di questo massonico fornaciaio potrebbe essere il sistema geomantico monregalese, che ha bisogno del nuovo “menhir” muratorio per funzionare.

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Il pilone nell’attuale collocazione al centro della Basilica

Ma il pilone viene dimenticato ed è poi colpito da un cacciatore nel 1592, iniziando a sanguinare (Sang Real). Allora il duca sabaudo Carlo Emanuele I lo visita nel 1596 e decide la costituzione, su questo luogo, di un grande Tempio della Pace (l’attuale Basilica di Vicoforte), che divenga il proprio Mausoleo. Annoto che quel pilone è poi divenuto ed è tutt’ora, il cuore dell’altare centrale della Basilica.

Il colpo di schioppo è provvidenziale, perché i Savoia, negli anni precedenti, avevano sottratto a Mondovì la propria università (1566) e vi avevano edificato la gigantesca fortezza della cittadella, costruita distruggendo la cattedrale monregalese (1573).

Il posizionamento della Sindone a Torino, nel 1578, aveva confermato definitivamente il divorzio sabaudo da quella città che, negli anni ’60 del Cinquecento, poteva parere avviata a divenire il centro politico dei loro domini.

La costruzione locale del proprio sabaudo poteva addolcire la pillola, fornendo perlomeno una supremazia sacrale.

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La Basilica di Vicoforte

Il nuovo tempio assunse la forma, di per sé assurda perché incredibilmente più complessa da ottenere, consigliata dalle prescrizioni controriformistiche, che suggerivano una cupola ovale come conciliazione tra la croce latina, ormai in disuso e la forma circolare paganeggiante, entrata in auge col Rinascimento.

Ma la forma ovale affascinava anche il mondo ermetico, per il suo simbolismo di Uovo Cosmico di energia e rigenerazione: luogo ideale per la tomba di un sovrano ermetico come Carlo Emanuele. Comunque sia, i lavori procedettero a rilento e a fine Seicento le “guerre del Sale” misero Mondovì in conflitto coi Savoia, e così Vittorio Amedeo divide la città in tredici comuni minori, staccando anche Vico dal suo antico Monte.

Egli inoltre abbandona anche il completamento del Mausoleo e sposta la nuova sepoltura regale a Superga.

Saranno così i monregalesi (gli abitanti di Mondovì) a completare autonomamente il proprio Tempio della Pace, soprattutto per mano dell’architetto Francesco Gallo che si occupò del suo compimento dal 1701 al 1733, completando finalmente la più grande cupola ovale esistente al mondo.

(da un articolo di Lorenzo Barberis)